italiano


UNA PASSEGGIATA STORICA PER
ST IVES (leggi: sent aivs)

Guida tradotta da
Dhyano Luca Angius  


1.
La storia di St.Ives è basata sulla pesca e sull’industria mineraria, quindi l’estensione della linea ferroviaria da St.Erth nel 1877, anche se estremamente difficile e cara da realizzare, è stata essenziale per lo sviluppo e la prosperità del paese che ora vive principalmente di turismo.

La passeggiata comincia dalla stazione di St.Ives che ha una delle viste più belle se confrontata con una qualsiasi altra stazione delle Isole Britanniche.

Si sale la scalinata che parte dal parcheggio della stazione verso il Piazzale chiamato Malakoff. Costruito al tempo della guerra in Crimea questa era un’area dove i ragazzini del paese giocavano alla guerra ed è dal nome della famosa Battaglia di Malakoff, vinta dai Francesi contro i Russi, che è venuto naturale chiamare il piazzale con questo nome. Per l’esattezza Malakhov è una collina che guarda  su Sevastopoli  in Ucraina.

Da qui c’è una vista  stupenda  sul porticciolo e la parte bassa del paese. Si noti tra l’altro la bellezza della scultura di Barbara Hepworth ‘Epidaurous’, una delle tante opere pubbliche della scultrice che si possono vedere a St.Ives. Si consiglia vivamente di visitare il Barbara Hepworth Museum per apprezzare al pieno il valore artistico della sua opera.

2.
Guardando verso il paese si può vedere ‘L’isola’ e la Cappelletta di St.Nicholas e verso est il famoso faro di Gudrevy  (leggi: gudrivi), che ha inspirato Virginia Woolf per il suo romanzo “Il Faro” anche se di fatto la storia è ambientata in Scozia.

Ci si lascia ‘The Malakoff’ alle spalle scendendo per la scalinata in direzione del porticciolo. Si attraversa la starda (attenzione! Bisogna ricordare che le macchine viaggiano sulla sinistra.) poi  si scende per una trentina di metri e si prende un’altra scalinata di granito. In fondo alla scalinata si gira a sinistra passando di fronte all’Hotel Pedn Olva che un tempo era una miniera di rame. Da qui si estraeva il metallo dalle rocce sia sopra che sotto acqua. Questa era solo una delle tante miniere a  St.Ives. Si estraeva stagno, rame e pure uranio. Quello per gli esperimenti di Madame Curie è venuto da qui.

Continuando a scendere per il viottolo chiamato ‘The Warren’ che letterelmente indica una tana di lepri o un’intricato labirinto di vicoli, si raggiunge una piazzetta, La Westcott’s Quay (leggi: uestcots chi). ‘Quay’ è praticamente l’imbarco.
Da qui la vista sulla baia di St.Ives è magnifica. L’edificio perlinato sulla destra è ‘L’Arts Club’, al tempo frequentato da grandi artisti del calibro di Whistler, Sickert, Julius e Louis Greer. Qui vale la pena di fare una deviazione. Prendendo il vicolo che sale sulla sinistra dopo una qualche decina di metri si raggiunge un incrocio. Nell’angolo a destra c’è la vecchia ‘Custom House’, (la dogana) e sull’angolo opposto un sasso di granito giallo segnato TNG (the Naval Garrison) 1713. Questa era la prigione della Royal Navy (marina militare)  dove venivano detenuti i prigionieri di guerra al tempo delle guerre napoleoniche.

Riprendendo il percorso da Westocott’s Quay  si segua la stradina sul fronte, tenendo la ringhiera sulla destra. Questa si chiama Lambeth Walk, che ha preso il nome da un passo di danza in voga al tempo della costruzione. Ad un tratto si nota un vicolo sulla sinistra, lo si imbocchi, il vicolo sbuca in St.Andrew Street. Se si gira a destra e si cammina per qualche metro si scorge la Chiesa Parrocchiale di St.Ives.

Consacrata nel 1434 dC la chiesa è stata costruita con del bellissimo granito marrone trasportato da Zennor (leggi: dsenno ) via mare con delle barche dei pescatori. Il campanile è alto 36 metri, che è molto più della media dei campanili in Cornovaglia. La chiesa è  stata dedicata ai santi Pietro e Andrea e a S. Ia (leggi: Aia), una pretessa irlandese che ha portato il cristianesimo in Cornovaglia attorno al Vº secolo dC e da cui St.Ives a preso il nome. La leggenda dice che abbia attraversto il mare su una foglia.

C’è un ottima visuale della chiesa dal pergolato del giardino opposto; il Memorial Garden (Giardino dei Caduti). Anche l’interno della chiesa è molto bello, con il suo tetto di legno circolare cesellato con immagini di angeli e santi come a ricordare che la chiesa rappresenta l’unione tra terra e cielo. Si notino anche i bassorilievi sul pannello d’alabastro dietro all’altare di granito e le panche recentemente restaurate tipiche dello stile ‘cornish’ del XVº  secolo.

3.
Appena oltre la fine della facciata si gira a destra scendendo per Lifeboat Hill e finalmente si raggiunge il porticciolo. La stazione del salvataggio sulla destra ‘life boat station’, è molto interessante da visitare.
Centocinquanta, duecento anni fa, in confronto al giorno d’oggi, c’erano molte, ma molte più barche usate nella baia, per cui in condizioni difficili il mare mieteva numerose vittime. Sino al 1840, quando è stata costruita la discesina d’accesso al mare (the life boat hope), tutti i salvataggi venivano eseguiti da coraggiosi uomini del posto e dalla guardia costiera. Originariamente, com’è ovvio, le barche non avevano motore ed erano solamente a remi o a vela. Si immagini: a notte fonda, colla burrasca, acqua gelida che riempie la barca quasi perpendicolare sulle onde, il coraggio e la forza richiesta a quegli uomini erano eccezionali.
La prima barca di salvataggio a motore, arrivata nel 1933, era la Caroline Parson. Riuscita a salvare 73 vite prima di affondare al largo dell’Isola il 31 gennaio del 1938 nel tentativo di salvare i passeggeri, l’equipaggio, e persino i bagagli dell’Alba. Il disimbarco fu troppo lento, le condizioni peggioravano di minuto in minuto ma miracolosamente non ci fu neanche una vittima in quell’occasione.

4.
Si giri ora a sinistra lungo il fronte del porto per un centinaio di metri. Guardando la Hobbler House si noterà uno stretto passaggio sotto un arco chiamato ‘Court Cocking’ o al tempo ‘Porth Cocking’ (la spiaggia delle barchette). Salendo per il vicoletto di sassi e una decina di scalini, si sbuca in Fore Street, la via dello shoping. Si giri a destra e si prosegua per Fore St (leggi: for strit). Finchè sulla sinistra si vedrà ‘The Digey’ (leggi: daigi). L’etimologia di questo nome va probabilmente ricercata nelle parole ‘Di-Chy’ (leggi: dai-ci) che significa Chy, casa e  Dye, tinta, quindi casa della tinta.
Il vicolo the Digey si congiunge con la starda che porta alla Tate Gallery. Basta proseguire per quella strada dopo la curva che si apre  su Porthmeor Beach. La Tate gallery è quell’edificio moderno che appare sulla sinistra. Un tempo era una centrale del gas e ora una delle quattro Tate del Regno Unito.
Una volta visitata la galleria, ritornando indietro sulla stessa strada, sulla casa all’angolo di fronte all’uscita del Digey c’è un placca commemorativa al pittore naif più celebrato che ora riposa al cimitero di St.Ives, Alfred Wallis. (leggi: uolis)
Questa è Back Road West, dove ora numerosi artisti hanno i loro studi.   Prima che loro arrivassero era la zona povera di St.Ives abitata da pescatori e chiamata ‘downlong’, letteramente bassifondi, la cui aria era impregnata di odore di pesce e fumo degli affumicatoi .
I Porthmeor Studios sono situati in questa strada. Sono famosi perchè sono stati occupati da artisti acclamati internazionalmente come Julius Olsson, Jane and Tony O’Malley, Borlase Smart e Ben Nicholson.
Al piano terra degli studios c’è una raritá storica. Probabilmente l’unica cantina ancora preservata dove si mettevano le sardine sotto sale in barili che poi venivano esportati in Italia. Il pesce veniva anche chiamato ‘salacche inglesi’.

5. Per diversi secoli la pesca è stata la linfa di St.Ives e la cattura delle sardine era incredibilmente organizzata con l’uso di una rete chiamata ‘seine’ (leggi sein: in italiano si chiama il cianciòlo).
Le vedette stavano all’erta e non appena un branco entrava nella baia gridavano “HEVVA!”. Le barche calavano la rete,  lunga circa 400 metri, tutt’attorno al branco catturando più di un milione di pesci alla volta. La rete quindi veniva trascinata verso riva e il pesce caricato su barche più piccole chiamate ‘dippers’. Operazione questa che a volte durava alcuni giorni. Venivano quindi trattate e messe sotto sale nei barili chiamati ‘hogsheads’ (leggi: hogscèds) e poi esportate principalmente in Italia. 5600 barili alla volta equivalente a 122 milioni di pesci. Per diverse ragioni la tradizione smise nel 1924 quando fu calato l’ultimo cianciòlo. La pesca continuò con diversi metodi ma il commercio con l’Italia calò notevolmente e pure il numero di sardine che entravano nella baia diminuì considerevolmente.

6. Continuando per Back Road West, si noti sulla destra Norway Square dove alle volte in estate la Scuola di Pittura di St.Ives tiene delle lezioni all’aperto. Guardando oltre la piazza si vede una Chiesa sconsacrata che è la sede della St.Ives Society of Artists.
Proseguendo ancora per Back Rd, sulla sinistra c’è un’altra galleria molto importante, la Penwith Gallery sede di un’altro importante gruppo di rinomati artisti e padri del modernismo. Gli esperti sanno quanto queste due gallerie hanno influenzato la storia dell’arte a livello internazionale.
Un po’ più avanti sulla sinistra c’è un vicolo che porta all’entrata di Porthmeor Beach. Da qui, salendo per il sentiero sulla destra si accede finalmente all ‘Isola’, la collinetta d’erba sormontata dalla Cappelletta di S.Nicholas.
Si salgano alcuni scalini e si mantenga la sinistra per imboccare il sentiero che gira tutt’intorno all’Isola.
Da qui si gode una splendida vista di Porthmeor Beach  e del multi-premiato edificio della Tate Gallery (progettato da Eldred Evans and David Shalev nel 1990).
Proseguendo di qua, il sentiero di sabbia diventa poi asfaltato e, passata la colonnina con il salvagente, ci si ritrova in un area che è un paradiso per gli ornitologhi, essendo proprio sulla rotta di rari uccelli migratori. Da qui si possono avvistare anche foche, focene e delfini e con la bassa marea ancora emergono i resti della famosa Alba.
Continuando per il sentiero asfaltato il tratto finale in salita porta ad un edificio conosciuto come ‘The Battery’. Ora una residenza, fu costruito al tempo delle guerre napoleoniche. Ha tre cannoni disposti a raggera e un magazzino sotterraneo. Si noti il faretto di roccia nel piazzale a Nord che era anche il punto di osservazione della guardia costiera. Una luce veniva accesa tutte le notti come riferimento per le navi che accedevano la baia.

7. Guardando ora verso il paese non può sfuggire il monumento ‘Kneel Steeple’ (leggi: nil stipl) sulla collina all’orizzonte. Fu costruito dal Sindaco (Mayor) John Knill, una delle personalità più amate del paese e doganiere dal 1762 al 1782.
Ad ogno lustro, nel giorno di St. James, il 25 di Luglio, 10 bambine al di sotto dei dieci anni e tutte figlie di pescatori, marinai o minatori, venivano pagate 10 shillings per ballare e cantare un inno alla sua memoria. Tradizione questa praticata  per soddisfare un desiderio lasciato nel suo testamento.
Dirigendosi ora verso la cima del’Isola, si raggiunge la Cappelletta di S.Nicola. Qui un ufficiale chiamato ‘preventive man’, controllava il traffico di contrabbandieri. Il contrabbando era l’attività alternativa in cui pare che la maggior parte della gente del luogo (Cornish people) fosse coinvolta.
Ci sono prove risalenti al 1598 che documentano traffici di vasellame, vino muscatel e sale, un prodotto quest’ultimo assolutamente necessario per la produzione di ‘cornish pilchards’. Dev’essere stato molto difficile per le autorità tenere sotto controllo un tale traffico. Ogni singolo bar o albergo a St.Ives aveva, come si dice, le mani in pasta. Addirittura si racconta che John Knill avesse eretto il monumento come punto di riferimento per i contrabbandieri e che lui stesso fosse coinvolto in affari poco puliti. D’altra parte nessuno pensava al contrabbando come ad un’attività criminale e ‘free trading’ (commercio libero) era considerato ‘fair trade’ (commercio equo e solidale) perchè portava dei lussi a prezzi abbordabili.
8. Ora, per dirigersi verso il Museo di St.Ives, bisogna fare attenzione a non perdersi nel labirinto di viuzze del ‘downlong’. La via più diretta è quella che attraversa il parcheggio sottostante all’Isola, imboccando Island Rd (leggi: ailand rod). Alla fine di Island Rd si gira a sinistra per Back Rd East (leggi: bec rod ist), la si percorre fino in fondo dove si gira ancora a sinistra e dopo un’ottantina di metri si entra nel piazzale del Museo. L’entrata è in cima alla scala che porta al primo piano.
Il St.Ives Museum è una chicca di curiosità storiche, pieno di oggetti e documenti di arte, cultura e artigianato della vecchia St.Ives;  assolutamente da non perdere. (Si veda la traduzione della guida del museo).
Lasciandosi ora il museo alle spalle, ci si dirige verso il porticciolo semplicemente proseguendo diritti all’incrocio con Quay Rd. (leggi: chi rod). Mantenedosi sulla sinistra si finisce all’imbocco del Smeaton’s Pier (leggi: smiton piea), il molo progettato dall’architetto John Smeaton  nel 1766 e finito di costruire nel 1770.
Qui c’è la cappelletta di St Leonard’s dove per secoli i pescatori di St.Ives recitavano le loro preghiere prima di prendere per il mare. Il cappellano era addirittura pagato in base a quanto fruttuosa fosse la pesca. Dal molo, seguendo Quay Street, si continua lungo il porticciolo fino alla Life Boat House, la parrocchia di St.Eia e di ritorno alla stazione senza evitare di fermarsi ad un caffè per provare la tradizionale  merenda Cornish Cream Tea (leggi: cornisc crim ti).


Dhyano Luca Angius
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